LA BATTAGLIA DELLE ARANCE
Il Carnevale di Ivrea è una manifestazione folkloristica annuale, annoverata tra le istituzioni culturali della città. Si tratta di una rievocazione storica che ha fatto
del Carnevale di Ivrea uno dei più famosi e curiosi al mondo. Lo storico carnevale è in parte ispirato alla vicenda di una leggiadra mugnaia giustiziera di un
tirannico feudatario, e in parte risale all'avvento delle truppe napoleoniche.
Il via al carnevale viene dato da suoni di pifferi e tamburi che onorano la nomina del nuovo generale, in attesa della presentazione della Mugnaia. L'eroina
risorgimentale, la Mugnaia, viene eletta nella buona società eporediese la sera del Sabato Grasso.
Una coppia che, con un variopinto seguito di podestà, consoli, vivandiere e credentari, onora vari appuntamenti ufficiali fino alla grande veglia, con danze e
fuochi di artificio del Giovedì Grasso in piazza Ottinetti.
Il carnevale raggiunge il momento di più alta spettacolarità nella "Battaglia delle arance", tra i rappresentanti dei diversi rioni, per la conquista del
palio.
LA STORIA DI TIRANNI E TASSE
Il Barbarossa aveva insediato nella città di Ivrea, in Piemonte, un certo Ranieri di Biandrate, sovrapponendolo al vescovo e al Comune della città. Ranieri,
sottratti al Vescovo i suoi tradizionali poteri, iniziò a perseguitare i suoi avversari politici e a infierire sul popolo con pesanti tasse, quindi fu da subito
odiato.
Nel 1194 il popolo, esasperato dalle violenze e i soprusi di Ranieri, insorse e distrusse la dimora dove si era insediato e cioè il castello di San Maurizio.
Poi fu la volta di un altro dominatore, anche lui poco amato, Guglielmo VII di Monferrato, che entrò a tradimento ad Ivrea nel 1266 e ricostruì il castello di San
Maurizio, dove prese dimora. Il dominio di Guglielmo però fu di breve durata perché, per la seconda volta, il popolo prese le armi e nuovamente rase al suolo il
castello.
Questi sono i fatti storici, ma nella tradizione popolare gli usurpatori, Ranieri e Guglielmo, sfumano in un'unica figura del Tiranno, che venne ucciso da una
popolana, una mugnaia.
La leggenda narra che la figlia di un mugnaio, Violetta, era promessa sposa del suo amato Toniotto, ma le fanciulle eporediesi a quel tempo erano soggette
alla pretesa dello "Ius Primae Noctis", ovvero il diritto della prima notte. Anche se questo diritto nella realtà non è mai esistito, e deriva probabilmente dalla
tassa che si doveva pagare in occasione del matrimonio, la leggenda vuole che Violetta decise di ribellarsi alla sorte che l'attendeva.
Violetta quindi finse di accettare l'infame pretesa del feudatario, cioè di esercitare il diritto sulla prima notte di nozze, e si recò al famoso castello di San
Maurizio, nascondendo però tra i capelli un pugnale in accordo con i popolani. Appena uccise il tiranno diede il segnale di sollevazione ai vigilanti cittadini, che
iniziarono la rivolta popolare, in quanto tutti esasperati dalle tasse, in modo particolare da quella sulla farina che rendeva il pane più costoso.
Violetta, la mugnaia del carnevale, è quindi il simbolo della ribellione popolare, per le tasse sul matrimonio e sul grano macinato.
Il ricordo di quelle gesta e della vittoria popolare si tramandò di anno in anno, fino all'occupazione napoleonica, quando il carnevale assunse l'aspetto odierno.
IL CARNEVALE DI IVREA OGGI
Oggi lo scontro delle arance si svolge nelle principali piazze della città e vede impegnati gli equipaggi sul carro che simboleggiano le guardie del tiranno,
contro le squadre degli arancieri a piedi, che simboleggiano i popolani ribelli, costituite da centinaia di tiratori.
Si tratta del momento più spettacolare della manifestazione che ben evidenzia la lotta per la libertà, simbolo del carnevale eporediese.
Gli ultimi sussulti del carnevale sono tra la domenica e il Martedì Grasso, con la Battaglia delle arance e il rogo degli "scarli", prima della rituale e mesta
distribuzione quaresimale di polenta e merluzzo in rione Borghetto, al saluto di "Ardveze a Giobia in bot", che già rimanda al carnevale dell'anno seguente.
CONSIGLI UTILI PER I VISITATORI
Lo svolgimento della festa è regolamentato da apposita ordinanza del sindaco che, tra le altre cose, prevede l'obbligo del cappello frigio per gli eporediesi e per
i turisti che non intendano diventare bersaglio di lanci delle arance.
Il berretto rosso è il simbolo di libertà e di fratellanza, che rende intoccabili. Chiunque voglia assistere a questa manifestazione dovrebbe indossarlo se non si desidera essere oggetto di lanci di arance!
PER RAGGIUNGERE IVREA
Dall'autostrada A 4 Milano - Torino, raccordo A4-A5 direzione Aosta, uscita al casello di Ivrea.
Dall'autostrada A 5 Torino - Aosta, uscita al casello di Ivrea.
NOTIZIE SU IVREA
Ivrea è un comune in provincia di Torino, situato a 253 metri sul livello del mare e si trova al centro di un vasto anfiteatro morenico, allo sbocco della Valle
d'Aosta, verso la pianura Padana. Conta più di 23 mila abitanti ed è un polo industriale di grande rilievo nel settore elettronico.
La città fu fortificata dai romani nell'anno 100 avanti Cristo, con il nome di Eporedia. Del periodo romano rimangono tracce nei ruderi delle mura e
dell'anfiteatro.
E' stata sede vescovile dal secolo IV. Nell'Alto Medioevo, nei secoli VII - VIII, fu ducato longobardo e poi contea franca negli anni dal 774 al 888. Conserva
consistenti resti medioevali, quali la torre dell'abbazia di Santo Stefano e la poderosa mole del castello iniziato nel 1358.
Nei pressi si trovano il laghi d'Ivrea, di San Michele, di Sirio, di Pistono.